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Ritengo che il dolore del bambino venga spesso sottovalutato, così come si sottovaluta la paura del dolore che può essere addirittura peggiore della malattia stessa.
Se un bambino dice di sentire dolore, ce ne occupiamo durante la seduta, valutandolo e diagnosticandolo nel miglior modo possibile. Osservazioni come: " non può farti cosi tanto male", “non devi mica aver paura”, “coraggio”, “non piangere”, “comportati come un bambino grande”, “tra un minuto è tutto finito” rivelano una mancanza di empatia e apprezzamento per il dolore del bambino, che porta ad amplificare l’esperienza stessa dolorosa. Dunque, il nostro compito è quello di aiutarli e il primo passo è quello di riconoscere l’esperienza del bambino e credere al suo dolore.
Inoltre è necessario tener presente che la distrazione non esclude l’esistenza del dolore e non può essere usata come metodo diagnostico: distrarre un bambino che sente dolore non significa che automaticamente questi non provi più dolore. Indica che in quel momento il bambino è in grado di usare le sue capacità cognitive per spostare la propria attenzione lontano da esso, riducendone così la percezione in quel momento. Quindi, certamente non facciamo mancare, durante le nostre sedute operative, le favole preferite ai nostri piccoli pazienti che, con fantasia e curiosità, si lasceranno distrarre ma allo stesso tempo saremo attenti ad aver tolto loro ogni percezione dolorosa!
In tale contesto, i genitori sono visti, da noi operatori di SOA baby, come risorse chiave nel gestire la salute dei loro figli: essi possono fornire un aiuto nel valutare, osservare ed interpretare i sintomi, i comportamenti e le risposte dei loro figli. Essi vengono adeguatamente preparati per qualsiasi intervento pianificato, compreso dove sedere o stare in piedi, sapere qual è il loro ruolo e cosa possono (o non possono) fare.
Di fronte alla paura del dolore, i bambini si sentono vulnerabili e non vogliono essere lasciati soli e dunque laddove è possibile lasciare i genitori nella stanza, la loro presenza può rendere l’esperienza dolorosa più sopportabile. Tuttavia, se il genitore non riesce, con il suo sostegno, ad aiutare il figlio, ha addirittura paura o, paradossalmente, fornisce rassicurazioni eccessive, la sua presenza non è consigliabile!
Se il genitore che accompagna il bambino ha paura del dentista, siamo davanti ad un grosso problema. I bambini, a tutte le età, sentono ed assorbono con estrema facilità paure e fobie dei loro genitori. I bambini osservano come i loro genitori affrontano il dolore, ne parlano e lo trattano. Affermazioni del tipo: “il dentista cercherà di non farti male” o “anche io quando vado dal dentista sono coraggioso”… tendono a dare il messaggio sbagliato. Essere consapevoli e sensibili a quest’aspetto è una parte importante per evitare che le paure di una generazione influenzino quella successiva.
Se vogliamo che i bambini stiano bene, dobbiamo assicurarci che anche i genitori stiano bene, poiché si influenzano reciprocamente: l’ansia dei genitori anticipa quella dei loro figli!